venerdì 28 novembre 2008

E ora...leggiamo un pò...:-)


Ciao a tutti…sono di nuovo qua…e stavo pensando a delle proposte per far diventare il mio blog più entusiasmante!!!!! Avrei pensato a dei libri che trattano questi argomenti…e magari se qualcuno ne conosce di altri, scrivere i titoli…io ho trovato questi…se vi va, scrivetemi…ci confronteremo!!!!

IO NON MI FERMO di Fabrizio Macchi
Milano, libreria dello sport, 2003
“Io corro. È più forte di me. Corro con le mie stampelle, da sempre, mi ci è voluto un giorno si e no per capire come funzionano. Pensate, per fermarmi mi hanno persino tagliato una gamba. Ma io non mi fermo…”. La storia vera di un atleta determinato e innamorato della vita.

NESSUNO E’ PERFETTO di Hirotada Ototake
Milano, TEA, 2001
Oto è nato senza braccia e senza gambe ma non si è mai sentito un disabile. Al contrario; ha frequentato scuole regolari, ha fatto sport e si è impegnato nella battaglia per i diritti dei disabili che la società giapponese ha sempre cercato di nascondere. Il libro racconta come è riuscito a vinvere una sfida dopo l’altra.

LA GRANDE OCCASIONE di Fabrizio Galavotti
Bologna, Alberto Perdisa editore, 2002
Un diario divertente che si legge tutto d’un fiato e ci fa partecipare ad una partita d’hockey per disabili mentre diventiamo improvvisamente consapevoli che, come dice Fabrizio : “è solo un problema fisico. Null’altro. siamo normali, normali ragazzi che aspettano la loro magia. Una grande occasione appunto.”

AL DI LA’ DELLA MARMOLADA di Stefani Melani
Pontecchio Marconi (BO), Digigraf, 2007
Io continuerò ad arrampicarmi arrivando in vetta alle montagne. Solamente lassù sono e sarò un uomo libero, libero nel vento. Non importa riuscire a conquistare la vetta più alta del mondo, l’importante è essere lassù.” Stefano Melani affetto da paraparesi spastica, con questa raccolta di foto e pensieri e delle sue esperienze di arrampicata racconta il sogno di una vita, la fatica di un’impresa e la soddisfazione dell’arrivo.

...Noi accettiamo…e la società??????

Come in tutti gli altri post che ho fatto la mia riflessione si è basata soprattutto su ciò che gli uomini fanno, su come si potrebbe aiutare l’altro…mai però ho pensato che “la colpa” forse non è solo nostra…ma anche della società! Parlavo con una mia amica di questo e lei giustamente mi ha detto: ‘Ma dai Mary è troppo semplice dare la colpa agli altri, in fondo la società non siamo forse noi??’. Effettivamente questo è verissimo…tante leggi promuovono aiuti per i disabili; tante organizzazioni sportive nascono in aiuto ai disabili…però bisogna ricordare che il superamento dell’handicap comporta molta determinazione ed anche sofferenza, perché l’esistenza di un apparato teorico e normativo non elimina le barriere reali… non basta che venga fatta la legge occorre applicarla…ciò che manca è la pratica! E noi per quanto possiamo impegnarci non possiamo fare niente se dall’alto ci tarpano le ali…
È opportuno ricordare le nuove terapie mediche che hanno migliorato notevolmente la vita del disabile: ora i disabili dovrebbero essere “autonomi”: potrebbero spostarsi con la carrozzella ed usare tutti mezzi di trasporto, potrebbero guidare la macchina, lavorare, praticare sport, anche a livello agonistico, dal nuoto allo sci, dal basket alla canoa…dico potrebbero perché poi nella realtà ci sono dei problemi, che potrebbero essere facilmente superabili ma che rappresentano un OSTACOLO INSORMONTABILE…loro potrebbero essere in grado di fare tutto, ma non possono andare in gelateria: ci sono gli scalini! Non possono andare a fare la spesa: c’è il marciapiede! non possono fare una passeggiata: il marciapiede non glielo permette!! Eppure la legge c’è, e le leggi italiane sono anche tra le più avanzate: non manca la normativa e neanche la possibilità di applicarla!!! Manca solo una cosa: il buon senso e la volontà di chi ha il potere!!! In questo caso non si tratta di barriere architettoniche, ma di barriere sociali!!!!!
Purtroppo nel mondo in cui viviamo si guarda all’handicap solo come un problema della persona e basta…Guardiamo e parliamo in termini pietistici il disabile…ci preoccupiamo per lui…ma di cosa poi ci preoccupiamo effettivamente?? Non potrà mai essere come noi, se costretto a fare le cose a metà…In fondo anche lui è come noi, non chiede altro che essere rispettato e valorizzato per quello che è…è questo da parte di molti avviene, ma non di tutti…ed è veramente brutto ammettere che per pochi “egoisti” paghi il conto più amaro chi non c’entra niente!!!!!!



Vorrei sapere la vostra idea a riguardo…perché secondo me è veramente brutto doversi arrendere ad aiutare l’altro, perché qualcosa di materiale ce lo impedisce!!!!!!!!!!! Commentateeeeeeeeeeeeeeeeee….

….RiFlEtTiAmO un po’ …






Ciao a tutti…come va’? E’ da un bel po’ che non aggiorno il mio blog…però tra esami, università e altro non ho avuto tempo…come ho potuto notare ci sono diversi commenti e la maggior parte sono di persone che mi conoscono e soprattutto conoscono la mia voglia di aiutare, o meglio condividere con chi è diverso da me, la passione per lo sport…ho ricevuto anche altri commenti da persone che come me hanno avuto esperienze simili, e questo mi riempie di gioia…perché ho la consapevolezza che tutti hanno per lo meno la voglia di stare insieme…non hanno paura di confrontarsi con l’altro…!!!
Ci tenevo con quest’intervento a ringraziare tutti coloro che seguono il mio blog e lasciano i loro commenti…perché da questi posso prendere spunti per i post successivi!!! Ancora grazie…
…E ora vorrei lasciarvi con un “pezzo” di libro, tratto da “E se gli indiani fossero normali” di C. Imprudente.

“ ‘…Nel mio regno- pensò re Trentatré- tutti devono essere trattati nello stesso modo…’.
In quel momento Trentatré decise di cominciare a creare l’uguaglianza nel suo palazzo reale.
Prese il canarino dalla gabbia d’oro e gli diede il volo fuori dalla finestra. Il canarino ringraziò e sparì felice nel cielo.
Soddisfatto dalla decisione presa, Trentatré fece altrettanto con il pesce rosso nella vasca di cristallo, ma il povero pesce cadde nel vuoto e morì.
‘Peggio per lui, forse non amava la giustizia’. Chiamò il buffone di corte per discutere il fatto. Sberleffo ascoltò il racconto con molto rispetto, poi gli consigliò di cambiare tattica. Trentatré, allora, prese le trote della fontana del suo giardino e le gettò nel fiume: le trote guizzarono felici. Poi prese il merlo della gabbia d’argento e lo tuffò nel fiume, ma questa volta fu il merlo a rimanere stecchito. ‘ Stupido merlo! – penso Trentatré- non amava l’uguaglianza’. E chiamò di nuovo il buffone per chiedergli consiglio. ‘Ma insomma, come devo fare per trattare tutti allo stesso modo?’ ‘Maestà- disse Sberleffo- per trattare tutti allo stesso modo bisogna, prima di tutto, riconoscere che ciascuno è diverso. L’uguaglianza non è dare a tutti la stessa cosa, ma a ciascuno il suo’.
Scorrevo le pagine di internet e mi sono imbattuta in questo brano, secondo me, veramente significativo. E allora mi sono chiesta: “ Come si fa a riconoscere chi è diverso? E soprattutto come faccio a stabilire cosa sia giusto per me e cosa per gli altri?”.
Personalmente credo che parlare di uguaglianza non è mai facile, perché è vero che tutti vorremmo essere trattati nello stesso modo, tutti vorremmo vivere bene, però è pur vero che ognuno vuole emergere per la propria unicità, vuole essere valorizzato e rispettato per quello che è…allora forse l’unico passo avanti che tutti dovremmo fare non è aiutare l’altro, come se quest’ultimo fosse malato; ma aiutare l’altro perché da lui io possa imparare altro, perché da lui io possa essere aiutato…forse così tutti saremo UGUALI…


Mi piacerebbe confrontare la mia opinione con quella di altri e magari far nascere un dibattito proprio su questo: “Come si fa a riconoscere il diverso?! Chi è poi, effettivamente il diverso?! È veramente tanto difficile accettarci?”
Ciao ciao…a presto!

martedì 11 novembre 2008

Parlano loro: esperienze di vita vissuta con disabilità nello sport...

ciao a tutti...navigando in internet è molto facile battersi in articoli di vita quotidiana...e ogni volta che mi trovo tra le mani un articolo di disabili e sport non riesco a non leggerlo...mi da una gioa immensa sapwere che anche loro possono fare quello che facciamo noi...e anche se non lo fanno come noi, non vuol dire che sono meno bravi no altro...ma semplicemnte usiamo mezzi e forze diverse per agire...
vorrei prorporlo anche a voi, sperando che catturi la vostra attenzione e se volete lasciate i vostri commenti...o se avete altre storie da raccopntare, mi piacerebbe condividerle...

"...Sono un paraplegico invalido del lavoro dal 1964. Nel 1965, a causa di un grave infortunio sul lavoro, fui ricoverato al Centro Paraplegici INAIL di Ostia dove, allora, si faceva una buona riabilitazione e, sulla base del modello inglese, i paraplegici praticavano anche lo sport – terapia. Gli invalidi seguivano queste attività, tutte presentate da personale qualificato, sia per riabilitare la muscolatura residua, sia per migliorare la propria conoscenza della carrozzina, cioè muoversi, salire e scendere, entrare ed uscire dalla macchina, fare uno scalino o come giocare a pallacanestro. I più bravi venivano invogliati in qualche modo a praticare lo spot in modo agonistico. Ritengo che lo sport sia uno strumento utilissimo per incentivare nei disabili la voglia di continuare a lottare e vivere e la convinzione che si può a costruire la propria vita anche stando seduti su una carrozzina. Lo sport, inoltre, aiuta a creare il necessario equilibrio psichico utile per affrontare la vita e le numerose difficoltà che si presentano quali, per esempio, il ritorno al lavoro con mansioni diverse da quelle di prima, il matrimonio e la creazione di una famiglia. Infine, lo sport aiuta a trovare la sicurezza e la tenacia, necessarie per farsi strada e conquistare la stima e la fiducia degli altri..."
Uber Sala – Tecnico tiro con l’arco ASCIP- Ostia (RM)

venerdì 7 novembre 2008

La parola a voi...

Ciao a tutti...
in tutti i post che ho fatto ho cercato di riassumere l'importanza che lo sport ha avuto nella mia vita...ho iniziato raccontando la mia esperienza, dapprima come nuotatrice e successivamente come istruttrice...
...ora lascio la parola a voi...
...mi piacerebbe sapere quali sono i vostri interessi, se conoscete eventi particolari che riguardano "lo sport e i disabili"...se conoscete libri che trattano questo argomento...spero che riusciremo a confrontare le diverse esperienze e che riusciremo a creare un interessante dialogo che sia di incentivo per tutti i giovani come noi...a presto ragazzi...vi aspetto!!!!

Lo SpOrT è D'AiUtO aNcHe A cHi Lo InSeGnA!

...Lo sport è d'aiuto anche agli allenatori...anche loro si trovano a lavorare con persone
diverse...persone più fragili, più volubili, più sensibili e spesso "chiuse"...però il risultato finale che ogni singolo soggetto otterrà, sarà la ricompensa migliore per ogni allenatore...
...Per loro sarebbe molto più facile lavorare con i migliori...per loro, sarebbe facile "lavorare sulle “FERRARI” per poter essere i migliori con le “CINQUECENTO”...Ma quando una delle “CINQUECENTO” ti arriva tra le braccia al traguardo di una corsa è sempre una gioia profonda."
non importa quale sia il risultato...non importa se prima o ultima...cio che conta è la FELICITA': nei suoi occhi, in quelli dei familiari, dei volontari, degli amici...
...E la gioia che loro ti danno con un sorriso o con un abbraccio è molto differente...loro non riescono a fingere...il loro sorriso ti rende felice e basta!!




giovedì 6 novembre 2008

...tutti hanno bisogno d'aiuto...

...giocare e praticare uno sport con i bambini disabili fa bene a questi e fa bene anche ai bambini più fortunati, che imparano a misurarsi anche con le difficoltà altrui e a misurar bene le proprie...aiutare l'altro diverso da noi, aiuta anche il suo educatore a maturare professionalmente e soprattutto a crescere interiormente...
Dai più piccoli ai più grandi, tutti dovrebbero dare il loro contributo...tutti hanno bisogno d'aiuto:tossicodipendenti, cocainomani, disabili, ragazzi con problemi psichici...tutti nel loro silenzio gridano la parola AIUTO...tutti vorebbero essere aiutati poer essere accettati...nessuno vorrebbe essere emarginato...al giorno d'oggi ,però,pochi riescono a sentire quest'urlo e spesso ingenuamente chi lo sente, fa finta di non sentirlo...è il modo più semplice per non crearsi problemi...forse però, il problema principale è che anche loro hanno bisogno d'aiuto...però ritenendosi "normali", hanno paura di farsi vedere fragili...il loro rifiutarsi d'ascoltare è sintomo di debolezza, di paura...e anche loro chiedono aiuto!
probabilmente ruscire a far collaborare il normale con il deverso sarebbe un grande aiuto per entrambi...iol primo si sentirebbe importante perchè aiuta il più debole...l'altro si sentirebbe amato e capito anche da chi è più fortunato...
...e forse uno dei modi per far confronatre queste persone è proprio lo sport....non perchè questa parola abbia la presunzione di far miracoli...ma proprio perchè avere lo stesso obiettivo, lottare per la stessa squadra, incoraggiare l'altro per vincere una sfida...è il modo migliore per socializzare e per non vedere le diversità...è il modo migliore per crescere e maturare l'idea che l'altro per quanto diverso da noi, ha una risorsa enorme dentro di se: la forza e il coraggio di non arrendersi mai!!!

...Lo SpOrT è....



"Lo sport e più propriamente l'
attività ludico sportiva, da molti anni viene utilizzata nella moderna psichiatria e nella psicologia come strumento di indagine e di studio della personalità, nonché di terapia.
Lo sport è visto come comunicazione e come linguaggio, bensì come modello di comunicazione degli aspetti della personalità.
Lo sport è una forma specifica di comunicazione e riassume vari livelli di integrazione motoria, mentale, sensoriale.
Lo sport permette l'integrazione psicosociale attraverso la partecipazione e la possibilità di scaricare tensioni come l'emotività o forme di blocco rafforzando carattere ed abilità in conclusione rende più autonoma la persona.
A livello scientifico occupano una enorme importanza gli istinti ed in particolare quello della conservazione dell'individuo, quello della sessualità, dell'affettività del rapporto d'amore che consente la continuazione della specie.
Lo sviluppo armonioso della personalità è più equilibrato quando le frustrazioni sono minime.
Nel soggetto con handicap le frustrazioni sono permanenti e per essere superate in qualche modo è necessaria la socializzazione: così come il soggetto rimane frustrato quando si rende conto che non è al pari con altri, così è necessario aiutarlo, sollecitarlo, spingerlo a partecipare con gli altri a gare sportive non per vincere ma per partecipare alla gara essendo già questo un successo".

...Lo sport,in tutti questi processi ci riesce...quindi, è un mezzo importantissimo, anche una terapia perché ti dà la voglia di continuare, spesso anche a vivere, nonostante le condizioni fisiche...